09 dicembre 2024

Perché l’educazione finanziaria di Assofondipensione non è “propaganda”

Nei giorni scorsi alcune testate giornalistiche hanno rivolto accuse denigratorie contro il mese dell'educazione finanziaria. Assofondipensione ha ritenuto opportuno rispondere ad esse manu propria

 

L'educazione finanziaria non è propaganda

L’educazione finanziaria e previdenziale rappresenta un pilastro fondamentale per il buon funzionamento di ogni sistema pensionistico e per la tenuta del welfare pubblico nel lungo periodo. Promuovere la cultura previdenziale, favorire una maggiore consapevolezza sui temi della gestione e pianificazione del risparmio e migliorare la comprensione delle nuove criticità che i cittadini e le cittadine dovranno affrontare nei prossimi anni per garantirsi una pensione dignitosa, significa mettersi al servizio del Paese e del futuro dei suoi giovani. Lungi dall’essere “propaganda per il risparmio gestito”, come definito da alcuni giornali nei giorni scorsi, Edufin è una virtuosa opportunità di formazione e informazione sui temi della Previdenza.

 

Italia all'ultimo posto tra i Paesi del G20 per conoscenze finanziarie

Vale la pena ricordare, infatti, che l’Italia è al sessantatreesimo posto al mondo per conoscenze finanziarie e all’ultimo posto tra i Paesi del G20 (secondo la Global Financial Literacy Survey dell’OCSE). Solo il 37% degli adulti, nel Belpaese, possiede le competenze necessarie per gestire e investire il proprio denaro. Nella classifica mondiale OCSE siamo sotto paesi africani come Togo e Mauritius. E se consideriamo il divario di genere, i dati sono ancora più preoccupanti: nei test di cultura finanziaria, in Italia, le donne conseguono punteggi inferiori di 10 punti su 100 rispetto agli uomini (dati OCSE). Con importanti ripercussioni nelle relazioni tra i generi, perché non esiste libertà personale senza libertà economica. E la libertà economica passa dalla capacità di saper gestire le proprie finanze.

 

Cosa ci dicono i numeri dell'OCSE e quelli dell'INPS

I numeri ci raccontano quindi una realtà inconfutabile: in Italia l’educazione finanziaria è un bisogno collettivo. E lo è ancora di più alla luce degli scenari demografici futuri. Perché il sistema previdenziale italiano si fonda sul principio della ripartizione e della solidarietà tra le generazioni; ma poiché il numero dei lavoratori attivi tenderà a diminuire significativamente nei prossimi anni a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione, l’INPS stessa allerta che le nuove generazioni potranno andare in pensione solo dopo i settant’anni e con un contributo pubblico molto modesto (circa mille euro). Ecco, allora, che imparare a gestire bene i propri risparmi e avere contezza dell’importanza della Previdenza in vista di un futuro incerto è già oggi un’emergenza sociale ed economica.

 

Edufin e il mese dell'educazione previdenziale

A questa emergenza prova a rispondere Edufin, incentivando ogni anno durante il mese di novembre un ciclo di incontri e iniziative per promuovere la cultura finanziaria e previdenziale. Il Comitato, attualmente diretto dal prof. Donato Masciandaro, è composto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal Ministero dell’Istruzione e del merito, dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Banca d’Italia, dalla Consob, dalla Covip, dall’Ivass, dall’Ocf e dal Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti. A Edufin partecipa da anni con impegno profuso anche Assofondipensione, l’Associazione senza scopo di lucro a cui aderiscono i Fondi Pensione Negoziali promossi dalla contrattazione collettiva del lavoro.

 

Cosa sono i fondi pensione negoziali

A questo punto è fondamentale ricordare cosa sono i fondi pensione negoziali e perché non vanno confusi con i “consulenti finanziari” o “venditori a provvigione” cui hanno fatto riferimento recentemente alcune testate giornalistiche. I fondi pensione negoziali sono associazioni senza scopo di lucro istituite attraverso un contratto collettivo di lavoro. Proprio perché la loro origine deriva da un contratto, vengono definiti "contrattuali" o "negoziali". Rappresentano il secondo pilastro pensionistico e sono stati istituiti allo scopo esclusivo di assicurare ai propri iscritti una pensione complementare rispetto a quella offerta dal sistema previdenziale obbligatorio e pubblico di primo pilastro.

 

La Previdenza non è semplice risparmio

Proprio perché sono associazioni senza scopo di lucro, non sono assimilabili ad altri soggetti che vendono prodotti finanziari, bancari o assicurativi (terzo pilastro pensionistico). In virtù della loro particolare natura (non perseguono profitto) e per l’importanza riconosciuta dal Legislatore alla funzione sociale che svolgono - non si tratta di semplice risparmio, ma di Previdenza -, i fondi pensione negoziali possono assicurare ai loro iscritti numerosi vantaggi peculiari: il contributo datoriale, una fiscalità di vantaggio e costi di gestione molto più bassi rispetto agli altri fondi pensione di terzo pilastro.

 

L'importanza di educare alla previdenza complementare

Non a caso, in questi primi trent’anni di vita i fondi pensione negoziali hanno erogato prestazioni pensionistiche complementari di importo superiore a quello che i lavoratori avrebbero avuto mantenendo il Tfr in azienda o se lo avessero investito in BOT o in BTP. Spetta alle lavoratrici e ai lavoratori di oggi e di domani la responsabilità di una scelta consapevole per assicurarsi una pensione dignitosa e un futuro sereno. Ma, in un contesto sociale ed economico in evoluzione e soggetto a nuove criticità, spetta a noi e alle Istituzioni il dovere di informare correttamente e educare alla previdenza complementare.

 

 

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